29giu 2020
INSOLITUS OSSIA HOM, QUOTA, HORA, GIOCHI ENOLOGICI DELL’ABBAZIA DI NOVACELLA
Insolitus “è giocare con la materia, la pazienza e il tempo”
Articolo di: Fabiano Guatteri

Insolitus è il nome del nuovo progetto dell’Abbazia di Novacella che ha dato vita a tre vini nati da sperimentazioni sia su vitigni, sia su tecniche enologiche. Sono stati recentemente presentati a una platea di giornalisti in videoconferenza organizzata dall’agenzia di comunicazione Fruitecom.

 

A condurre la degustazione Pierluigi Gorgoni, degustatore, docente di ALMA, critico e scrittore enogastronomico; insieme a lui Werner Waldboth, direttore del dipartimento marketing dell’azienda, e Celestino Lucin, enologo dell’azienda promotore della linea "Insolitus". 

 

Il nome, come sottolinea Pierluigi Gorgoni, enfatizza e sottolinea che si tratta di qualcosa di diverso, fuori dall’ordinario, qualcosa che consente all’Abbazia di Novacella di sviluppare un proprio percorso di sperimentazione su piccole produzioni, a livelli di qualità molto elevati. Oltre ai vini che ora presenteremo, ve ne sono in cantiere altri, ciò per dire che non si tratta di un esperimento episodico, ma di un progetto con una propria continuità.

 

L’Abbazia di Novacella, come spiega Werner Waldboth, è una cantina storica della Valle Isarco, con vigneti che vanno da 360 a 900 metri di altitudine ossia con un notevole dislivello che permette di individuare le parcelle maggiormente adatte, per altitudine, esposizione e caratteristiche del suolo, per ciascun vitigno. I vigneti si estendono non solo nella zona dell’Abbazia, ma anche nell’area di Bolzano e nell’Oltradige dove sono prodotti vini rossi.

 

Dai vigneti della Valle Isonzo, nei pressi di Bressanone nascono vini bianchi anche atipici alcuni conosciuti soprattutto nel Centro Europa come riesling, kerner, sylvaner, mentre i vini rossi prodotti nascono da vitigni tipici della regione, ossia pinot nero, lagrein, schiava.

 

In regime di coltivazione sostenibile, l’Abbazia possiede 26 ettari di vigneto e riceve uve da altri 60 ettari di vigneti di una Cooperativa di viticoltori di Bressanone. La produzione si diversifica in due linee, quella classica, con i vini base, e Preapositus con i vini più pregiati. Da qualche anno la cantina ha pensato a una terza linea, Insolitus, dove “giocare con la materia, la pazienza e il tempo”, fare test in cantina.

 

In merito Celestino Lucin, che come detto è il promotore del progetto, da 23 anni in azienda, spiega che qualche anno fa è nata l’idea di produrre qualche vino particolare, capace di differenziarsi dallo stile della Maison utilizzando varietà viticole nuove per questa zona come il pinot bianco oppure facendo ricorso a differenti tecniche enologiche. In base al progetto periodicamente saranno presentate 2-3 novità. In futuro, per esempio, sarà proposto uno spumante Metodo Classico da uve sylvaner. I vini di volta in volta presentati saranno sostituiti da altri.

 

Ma se un vino si dimostrasse in linea con la produzione potrebbe essere successivamente inserito in una delle due linee. La Cantina non vuole cioè creare una linea che nel giro di pochi anni finirebbe per collezionare dieci e più vini, ma avere ogni anno 2 o 3 etichette nuove di Insolitus. Va ancora detto che i vini del progetto hanno come carattere distintivo bassa gradazione alcolica, ossia 12 gradi, che rispecchia le nuove tendenze e sono commercializzati in bottiglie borgognotte e ogni vino ha una tiratura di 1300 bottiglie. Le basse gradazioni sono rese possibili dall’impiego di vitigni coltivati ad alte quote e che danno zuccheri bassi.

 

In altri termini Insolitus potrebbe essere un’interpretazione della tendenza dei vini del futuro.

 

E la bassa gradazione ispira Pierluigi Gorgoni a considerare i cambiamenti climatici. Ci sono consumatori soprattutto quelli più avvertiti, più appassionati che cercano vini bevibili, non soltanto complessi, con un grado alcolico più contenuto e questa è sicuramente una tendenza del mercato. Dall’altro lato, sottolinea sempre Gorgoni, c’è un aspetto relativo ai cambiamenti climatici che tendenzialmente ha fatto aumentare il grado alcolico.

 

Per poter realizzare vini complessi sempre legati però a un’alcolicità contenuta, bisogna peetanto individuare terreni nuovi, aree nuove, varietà più vocate a un certo tipo di maturazione tecnologica e di vitigni resistenti (ibridi in grado di resistere ad alcune malattie proprie della vite senza impiego di fitofarmaci), e l’Alto

 

Adige ha percorso questa strada con largo anticipo rispetto ad altre realtà vitivinicole.

 

I tre vini Insolitus (foto 1)

 

Ω Ohm 2019 (foto 2)
E’ la prima esperienza della cantina con un vitigno resistente, ossia il bronner, creato nel 1975. Tra le varietà resistenti è quella che più si avvicina, per aromaticità e persistenza, alle varietà tradizionali. Le uve di Ohm sono allevate nell’Oltradige a 400 metri di altitudine in un vigneto definito “caldo”, di tre anni di età, che radica su versanti di elevata pendenza e ben esposti.

Dopo la raccolta le uve sono messe in cella frigorifera per abbassarne la temperatura, quindi sono pressate e tenute alcune ore in pressa per dare poi inizio alla fermentazione che, come l’affinamento, avviene unicamente in acciaio senza svolgere la fermentazione malolattica.

 

Note degustative

Il vino è stato imbottigliato a febbraio e alla degustazione si presenta fruttato e floreale, riproduce profumi di fiori bianchi, di fiori d’arancia, ricordi di tiglio e ancora note agrumate. In bocca svela un nerbo acido, sapido che Gorgoni definisce tensione aspra acida, ma matura, acidità che non è verde, ma è una tensione che ravviva il vino, che gli conferisce una grande profondità, una grande verticalità. Si riconoscono note speziate e agrumate soprattutto nel finale


Q Quota 2018 (foto 3)
Il pinot bianco non è un vitigno tradizionalmente allevato dall’Abbazia di Novacella, ma con il cambiamento climatico in atto, che negli ultimo 30 anni ha visto un aumento di quasi 3 °C, ora è possibile metterlo a dimora proficuamente anche qui.
Quota nasce da uve pinot bianco di un vigneto di 3 anni allevate a 650 metri di altitudine, nella zona che per questo vitigno è la più a nord d’Italia. La fermentazione alcolica ha luogo in barrique, 1/3 di legno nuovo, così come la malolattica, e anche l’affinamento di 12 mesi cui seguono 6 mesi in bottiglia.

 

Note degustative

Il colore è giallo intenso. Macerazione malolattica e legno sono le note stilistiche di questo vino che nonostante la cremosità e la rotondità acquisite nel lavoro in cantina, esprime una freschezza che è caratteristica del proprio terroir inteso come insieme in cui interagiscono agenti ambientali, pedologici, microclimatici, umani… A essa si aggiunga un nota sapida. Il legno, come fa notare Pierluigi Gorgoni, per quanto presente non sembra voler assumere il ruolo di protagonista, quanto piuttosto di attore complementare in funzione della complessità di un vino fedele alla propria originalità. E soprattutto nel finale, per quanto il legno tenda a dare robustezza al vino, il frutto è l’aspetto che emerge nella propria completezza, riproducendo le caratteristiche del pinot bianco che Gorgoni ha definito croccante, dove la croccantezza dell’uva torna a farsi sentire nel finale di bocca.

 

H Hora (foto 4)

E’ prodotto con uve sylvaner in un unico vigneto posto a 720 metri di altitudine, vendemmiate tardivamente a metà ottobre. Il pigiato è lasciato macerare in acciaio a temperatura controllata per 10 giorni. Con Hora, la Cantina ha voluto produrre un orange wine “soft” come precisa Celestino Lucin, senza cioè macerazioni esasperate. Il vino ha svolto la malolattica in botti grandi dove successivamente ha affinato per un anno, quindi per 15 mesi in barrique.

 

Note degustative
Nel calice riflette colore giallo intenso che vira sull’aranciato. Al naso è un po’ chiuso ed è ed è consigliabile degustarlo in un calice ampio. In bocca invece esplode, con note di frutto maturo, la ricchezza, la forza.
Nonostante il vino abbia svolto la malolattica, l’acidità è ben espressa, ma è la firma del terroir. Acidità del resto ben equilibrata dalle note più evolute; la trama tannica è ben intessuta e il vino è armonico e conclude con un lungo fiale in cui prevale il binomio acido-sapido. Va sottolineata la pulizia di questo vino dall’acidità composta che manda messaggi netti, non spuri o sbavati, caratteristiche, queste, non scontate soprattutto negli orange wine.

 

Conclusione
Apparentemente potrebbe sorprendere che vini dalla cifra stilistica così diversa siano prodotti dalla stessa cantina:
Ohm, figlio di vitigno resistente, conosce solo l’acciaio e, al contrario degli altri, non svolge la fermentazione malolattica;
Quota, dalle uve pinot bianco più a nord d’Italia, fermenta e affina in legno;
Hora è vinificato in rosso in acciaio e affina in botte grande e piccola.

 

Si tratta di tre interpretazioni ciascuna in grado di stupire, e che corroborano la pertinenza del nome Insolitus.

 

Nella foto 5 Pierluigi Gorgoni

Nella foto 6  da sinistra Celestino Lucin e Werner Waldboth

 

 

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