25ott 2022
PINOT NERO: OTTAVIA GIORGI DI VISTARINO DOCET
Articolo di: Fabiano Guatteri

Conte Vistarino il racconto del nostro Oltrepò”, è l’evento tenutosi presso On House  gestito in prima persona da Ottavia Giorgi di Vistarino (foto 1) che ha avuto come protagonista, ma non unico attore, il Pinot Nero. Soltanto una Maison ricca di storia con collezioni di etichette rappresentative del territorio può gestire una location così articolata organizzando verticali e orizzontali, banchi di assaggio, con tanto di saletta per visionare il cortometraggio “La casa del Pinot Nero”.

 

 

Il territorio


Prima di entrare nel merito i delle etichette degustate vorremmo dire del territorio, ben descritto dal corto girato da Massimo Zanichelli  e da lui presentato insieme con Filippo Bartolotta  giornalista e wine educator, accompagnati da Ottavia Vistarino. Ed è in questa occasione che dalle parole della padrona di casa si capisce quanto sia empatico e intessuto il suo rapporto con il pinot nero, il vino cui lei è maggiormente legata.

 

Abituati al necessariamente tecnico, pertanto freddo, linguaggio che descrive le fasi di vinificazione in cantina quando sentiamo dire “ prende posto all’interno della barrique, entra, si mette comodo, e all’inizio è uno choc, poi piano piano trova la posizione” sentiamo un’affettuosa, premurosa attenzione per quel vino che, vorremmo aggiungere, si sentirà sicuramente amato.

 

Massimo Zanichelli: “non avevo mai usato i jump-cut,  non mi piacciono tanto i tagli sull’asse ottico, ma qui mi sono sembrati necessari per cercare di fissare alcuni punti forti di questi flussi di pensieri e di emozioni che Ottavia andava raccontando davanti alla macchina da presa. E sicuramente non è stato facile per lei eppure l’effetto è molto naturale e spontaneo… il montaggio è stato realizzato mettendo in parallelo il lavoro, le azioni, la vita, i pensieri e le emozioni di Ottavia con tutto quello che la circonda a partire dalla vigna faticosa, erta, con forti pendenze” così da fornire uno spaccato dell’Oltrepò in cui opera l’azienda.

 


Peculiarità della tenuta


Vistarino Tenuta di Rocca de’ Giorgi, che si estende per 826 ettari, quasi a totale copertura del Comune di Rocca de’ Giorgi abitato fino agli anni settanta da quasi 500 persone, è depositaria di una grande biodiversità. La viticoltura non è qui una coltura intensiva, ma si alterna ai boschi, ai campi e questo succedersi, questa alternanza rappresentano un patrimonio per la sostenibilità (foto 2). “Pertanto è quasi una fortuna che l’Oltrepò non sia sbocciato prima, come è successo in altre zone” quando per una minore coscienza ambientale si disboscava con molta disinvoltura “mentre oggi” spiega Ottavia Vistarino “che abbiamo capito l’importanza della biodiversità, il paesaggio non si tocca. L’unicità di Rocca de’ Giorgi è proprio quella di avere un paesaggio così diversificato”.

 

 

Il Pinot Nero


E qui è nato il Pinot Nero. Dopo alcuni anni di analisi, due appezzamenti hanno affiancato il già esistente vigneto di Pernice. È sempre Ottavia Vistarino a spiegare che prima di mettere a dimora il pinot nero “dovevo conoscere la viticoltura, dovevo essere certa che il pinot nero dell’Oltrepò pavese e in particolare di Rocca de’ Giorgi, potesse avere quelle caratteristiche che contraddistinguono i pinot di altre parti del mondo. È stato così, ma c’è voluto molto tempo anche perché ero l’unica che ci credeva; mi dicevano che non eravamo in Borgogna, ma io sono fortunata perché Rocca de’ Giorgi è un grande cru di pinot nero. Il pinot nero oggi mi appartiene, mi appartiene in tutto per tutto, è un legame molto forte.”

 

Attualmente l’azienda produce tre Pinot Nero vinificati in rosso con le uve di altrettanti cru, ossia Pernice, Bertone e Tavernetto (foto 3).
All’evento le tre etichette sono state proposte in orizzontale, e Pernice anche in verticale.

 

 

Orizzontale Pinot Nero Oltrepò Pavese DOC 2019

 

Pernice Pinot Nero Oltrepò Pavese DOC 2019 (foto 4)
E’ il cru più caratterizzato e vocato tant’è che Luigi Veronelli  nel 1961 scrisse in Vini d’Italia del “Pinot eccellente della località Pernice, in Comune di Rocca de’ Giorgi, dal bel colore rubino chiaro e dall’intenso bouquet”. Reimpiantato nel 2001 si estende su 3,1 ettari a 300 metri di altitudine. Le uve subito dopo la raccolta sono portate nella cantina supertecnologica a loro dedicata, dove una volta diraspate e pigiate sono raccolte in tini tronco-conici di rovere dove vengono premacerate a freddo per 48 ore, quindi vinificate; il vino ottenuto è elevato in barrique nuove e di pochissimi passaggi per circa un anno. Segue l’assemblaggio, l’imbottigliamento e un altro anno di affinamento. È il vino più rappresentativo dell’azienda, raccoglie le caratteristiche degli altri due cru come eleganza, ma anche struttura e risulta più balsamico. Possiede note minerali e speziate, con tannini presenti, ma non verdi che insieme alla freschezza comunicano eleganza al sorso.
Ottavia Vistarino spiega che Pernice è il primo vino, il primogenito, un po’ ribelle, un po’ selvaggio dotato di una molto forte personalità e che pertanto non ama essere confuso con altri.

 

Bertone Pinot Nero Oltrepò Pavese DOC 2019 (foto 5)
Bertone è una parcella di pinot nero impiantato nel 2005 con un’estensione di 1,6 ettari, circondata da macchia boschiva, a 350 metri di altitudine. Come per Pernice le uve diraspate e pigiate sono raccolte in tini tronco-conici di rovere dove vengono premacerate a freddo per 48 ore, quindi vinificate; il vino ottenuto è elevato in barrique nuove e di pochissimi passaggi per circa un anno. Segue l’assemblaggio, l’imbottigliamento e un altro anno di affinamento. È molto fine, di struttura più defilata di Pernice e di Tavernetto, così che impiega più di tempo a “digerire” il legno. La vendemmia avviene prima che negli altri cru anche perché il grappolo, per via del terreno sabbioso, tende ad appassire. Comunica profumi di ciliegia, di fragola, di lampone, di confettura e note speziate. In bocca rivela forte personalità, è avvolgente e si colgono freschezza e persistenza con finale fruttato
Ottavia Vistarino così lo racconta: “Da primo della classe è un po’ viziato, devi raccoglierlo per primo perché se prende caldo,si rischia che si asciughi, produce poco; è il Pinot Nero che dà i problemi della star, di quello che deve essere sempre senza sbavature, ma nello stesso tempo provoca una serie di impegni un po’ fastidiosi”. Ma i risultati, aggiungiamo noi, valgono la fatica.


Tavernetto Pinot Nero Oltrepò Pavese DOC 2019 (foto 6)
Tavernetto, con viti messe a dimora nel 2004 si sviluppa su 1,7 ettari a 330 metri slm.
Dopo la diraspatura e pigiatura delle uve il mosto fermenta e macera a temperatura tra 28 e 32 °C. È poi passato in barrique e affina un anno in bottiglia.
In bocca è un armonico, complesso, dotato di salda struttura con finale speziato con forte nota empatica. Ottavia Vistarino lo definisce come “il tipico terzo figlio, quello che arriva dopo e nessuno guarda più perché deve essere autosufficiente per cui lui si deve promuovere da solo, vendere da solo, essere forse alla fine scelto per caso, ma io ce l’ho particolarmente in simpatia perché come tutti i terzi sta meno sotto i riflettori, e sul lungo periodo potrebbe venir fuori con delle sorprese.”

 

 

La Verticale di Pernice Pinot Nero Oltrepò Pavese DOC

 

La verticale proposta comprende le annate 2010, 2011, 2013, 2015, 2017, 2018,
un percorso storico di questo cru capace di affinare per più di un decennio come dimostrano il 2010 e il 2011, senza cedimenti, senza segni di stanchezza, sostenuto da una vena acida che fornisce tensione al sorso. Il filo conduttore che accomuna le diverse annate è la struttura che è presente, ma non ostentata, il frutto maturo, carnoso, la freschezza talvolta croccante, la complessità senza mai essere troppo concentrato e l’eleganza. Ovviamente l’andamento delle annate influisce talvolta sulle caratteristiche dei vini. Sorprendente la 2017, annata notoriamente problematica e calda, che nonostante ciò rivela una freschezza inaspettata. Per contro l’evoluzione climatica del 2018, con piogge che hanno costretto ad anticipare la vendemmia, ha portato a un vino ancora un po’ erbaceo, e meno pronto della 2019 degustata in verticale, nonostante più giovane, ma che ha goduto di un andamento climatico più felice.


La verticale di Ries Riesling Oltrepò Pavese Doc

 

Sono state proposte le annate 2015, 2017, 2018, 2019, 2020, 20121 (foto 7).
Prodotto con uve riesling renano, le uve sono refrigerate e vinificate a grappolo intero. Il mosto fermenta in vasche di acciaio e il vino affina in bottiglia per 12 mesi.
In questa verticale è più evidente un cambiamento dello stile di vinificazione del vino. Infatti le ultime annate uniscono a una moderata morbidezza, una ben delineata freschezza, che insieme alla mineralità conferisce eleganza al vino. Risalendo le annate, la 2017 e la 2015, hanno un impatto gustativo in cui si coglie una nota di dolcezza conferita da un avvertibile residuo zuccherino, e nuance più accentuate di idrocarburi.


Gli Spumanti Metodo Classico

 

Gli esordi e l’attenzione per l’attività spumantistica di Conte Vistarino è più che secolare. Infatti il pinot nero venne messo a dimora per la prima volta nell’Oltrepò da Augusto Giorgi di Vistarino, nel 1850 importando le barbatelle direttamente dalla Francia.
I Metodo Classico in degustazione, nascono da uve da pinot nero, come Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG 1865 (è la data del primo spumante secco realizzato con pinot nero in Italia, vinificato in collaborazione con Gancia) Dosaggio Zero Millesimato e Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG Saigneée della Rocca Extra Brut Rosé. È invece prodotto con uve pinot nero completate da 20% di chardonnay Cépage Metodo Classico Brut. Si tratta di etichette tutti di grande eleganza, verticali, con note fruttate, floreali e minerali, con permanenza sui lieviti di 1865 di almeno 50 mesi.


Un fuori programma conviviale
Il fuori programma, la stappatura di bottiglie Tavernetto 3 litri 2016 (foto 8), annata che ha segnato il passaggio di gestione. Una degustazione estemporanea che ha aggiunto un’ulteriore nota di piacevolezza alla giornata.

 

 

Conclusioni

 

Di fatto l’evento ha rappresentato una master class diffusa, un momento di confronto che ha permesso di conoscere meglio la realtà del Pinot Nero di una zona ultrapadana particolarmente vocata. Poter approfondire un vino con verticali e orizzontali significa capirlo meglio, coglierne le differenze, le sfaccettature, interpretare il territorio in base alle annate. Il Pinot Nero, come detto inizialmente, è stato il protagonista, ma non l’unico attore dell’evento perché sei annate di Riesling Renano, oltre a referenze di Metodo Classico lungamente affinate sui lieviti, occupano necessariamente parte del proscenio.

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