01ago 2023
La nuova linea di Cannonau degli Antichi Poderi Jerzu
Articolo di: Fabiano Guatteri

Franco Usai, direttore commerciale della Cantina Cooperativa Antichi Poderi Jerzu, ha presentato in anteprima a Milano, presso il ristorante Il Liberty,  una nuova linea di vini Cannonau.

 

Esiste un forte legame tra la Cantina e le uve cannonau, tant’è che queste rappresentano il 90% dei 30 mila quintali di uva raccolti. In merito vogliamo ricordare che il disciplinare di produzione del Cannonau di Sardegna Doc, prevede tre sottozone, ossia aree particolarmente vocate, e tra queste Jerzu.

 

 

Jerzu


Il territorio di Jerzu è un anfiteatro naturale rivolto verso il mare dal quale dista 3-4 chilometri, dove i vigneti dimorano ad altitudini che vanno da 100 a 700 metri slm, e la cantina è posta a circa 500 metri slm. Si tratta di una superficie vitata di 500 ettari distribuiti nell’intera sottozona così che alcuni vigneti distano decine di chilometri l’uno dall’altro.

 

La conformazione geografica implica una notevole differenziazione espositiva delle singole parcelle, oltre a significative caratterizzazioni pedologiche e climatiche con rilevanti escursioni termiche.

 

Pertanto la Cooperativa ha mappato l’area distinguendo nove macrozone ciascuna definita da una certa omogeneità allo scopo di individuare le aree particolarmente vocate. Conseguentemente i vini qui prodotti sono il risultato di una selezione di uve effettuata all’interno di ogni singola zona. I tre rossi in degustazione rappresentano l’esasperazione del concetto di zonazione in quanto, come spiega Franco Usai “all’interno di ogni singola zona siamo andati a ricercare persino il singolo vigneto, quello che in qualche modo ci è sembrato che nel corso degli anni e in base alle nostre sperimentazioni e simulazioni in cantina, potesse dare il meglio”.

 

Le vigne di Jerzu si tramettono da secoli da più generazioni di vignaioli. Nel 1950 nasce Cantina Cooperativa Antichi Poderi Jerzu per volontà di Josto Miglior a cui è stato dedicato un vino; attualmente la direzione tecnica è affidata a Franco Barnabei affiancato da Nicolò Miglior, pronipote di Josto.

 

Per completare il quadro e comprendere meglio questa realtà produttiva Riccardo Gabriele, fondatore di PR Comunicare il Vino,  agenzia di comunicazione che ha organizzato l’evento, ha sottolineato la particolarità di questa cooperativa che conta 413 soci in un paese di 300 abitanti. Ciò significa che ogni famiglia, direttamente o indirettamente, fa parte della cantina e pertanto è forte il senso di comunità che le unisce. E i vigneti sono tenuti in modo esemplare perché i produttori fanno a gara a conferire l’uva migliore, per una questione di orgoglio, di appartenenza alla comunità. La Cooperativa, del resto, garantisce da un punto di vista economico i soci, che sono spesso quasi esclusivamente viticoltori.

 

 

Terroir

 

E questo quadro porta a riflettere su un termine in Italia quantomeno abusato perché male interpretato, ossia terroir.

 

In Italia, infatti si intende genericamente un insieme di fattori ossia il suolo su cui cresce la vite, il clima o microlclima, il vitigno, l’esposizione, l’intervento umano e, volendo anche le biodiversità, e pertanto non c’è vino che non sia di terroir.

 

Ma la centralità è la comunità umana che vi opera come ben spiegano INAO - Institut National de l'Origine et de la Qualité,  INRA - Institut National de la Recherche Agronomique,  e Unesco.

 

Semplificando il terroir è definito da tre componenti fondamentali e irrinunciabili, vale a dire dall’uomo inteso come comunità, da uno spazio geografico delimitato e, nel caso della viticoltura, dal vitigno.

 

E a Jerzu opera una comunità, in uno spazio geografico perfettamente delimitato anche dal mare, che si riconosce nel vitigno qui allevato.. Possiamo pertanto affermare che Jerzu rappresenti un esempio di terroir e pertanto i suoi sono vini di terroir. Per eventuali approfondimenti cliccare qui.

 

 

I vini

 

I vini in degustazione, come detto, rappresentano una linea inedita dedicata a una nuova filosofia, ossia Cinquesse, Baccu Is Baus, Baccu S’Alinu (foto 1), prodotti seguendo sostanzialmente la stessa logica produttiva.

Ma prima di questa triade è stato proposto Isara Cannonau di Sardegna Doc Rosè Jerzu 2022 (foto 2) anch’esso in anteprima, che potrebbe essere un apripista in quanto Franco Usai ha precisato che “stiamo considerando di selezionare diversi rosati come facciamo con i rossi”.

Le uve cannonau sono caricate nella pressa e dopo una breve macerazione a freddo, il mosto è travasato nel vinificatore dove fermenta con lieviti selezionati. Il vino ottenuto è lasciato in vasche d’acciaio sulle fecce fini per tre mesi con bâtonnage, e viene successivamente imbottigliato. È un rosé mono parcellare che proviene da un vigneto di montagna. Colore rosa carico, gradevole con note terpeniche, valorizzate dalla criomacerazione, pertanto con sentori di piccoli frutti e di viola, con sfumature agrumate di pompelmo; in bocca è pulito, netto, fruttato, morbido, fresco.

 

Veniamo ai rossi. Cinquesse Cannonau di Sardegna Doc Jerzu 2020 (foto 3) trova la sua forza nel collegamento con il mondo dell’arte di Maria Lai,  ritenuta l’artista femminile più importante del Novecento italiano.

 

E infatti l’etichetta riproduce una sua opera, come risultato della collaborazione tra la Cantina, l’Archivio Storico Maria Lai  e lo studio Giulio Patrizi Agency che ne ha firmato il progetto di packaging e di comunicazione. Lai rielaborò più volte Cinquesse nel corso della sua carriera, e nell’etichetta sono riportate, in una filastrocca, le cinque esse: sasso, solco, sole, scure, sale
Le uve cannonau, vendemmiate a 400 metri di altitudine, sono vinificate in acciaio con fermentazione macerazione di 25 giorni. Il vino svolge la malolattica in legno ed è elevato in tonneau per 6 mesi quindi affina in bottiglia almeno sei mesi.
Colore rubino, fruttato con note balsamiche e ricordi di mirto. In bocca è fresco, sapido con giusta trama tannica.

 

Negli altri due vini Baccu Is Baus Cannonau di Sardegna Doc Riserva Jerzu 2019 (foto 4) e Baccu S’Alinu Cannonau di Sardegna Doc rRserva Jerzu 2019 (foto 5) vi è una porzione della denominazione identica, ossia Baccu che significa vallata, zona in genere impervia.

 

I due vini nascono da altrettante zone pedologicamente differenti: il terreno di Is Baus è prevalentemente granitico sabbioso mentre quello di S’Alinu è calcareo scistoso, e rappresentano le due grandi famiglie del territorio di Jerzu. Is Baus ha la sua peculiarità perché in genere i terreni granitici sabbiosi sono collocati a basse altitudini mentre in questo è a oltre 400 metri slm. S’Alinu è ancora più in alto, a oltre 600 metri di altitudine.
La macerazione spinta dura, come per Cinquesse, circa 25 giorni per estrarre maggiorente la frazione polifenolica del cannonau. I vini Is Baus e S’Alinu sono trasferiti rispettivamente in tonneau e in barrique di rovere francese, dove svolgono la malolattica, dopo di che sono elevati in tonneau e in barrique per 12 mesi.

 

La cantina ha acquistato botti più grandi che con tutta probabilità si alterneranno in futuro ai legni piccoli. “Ciò perché” spiega Franco Usaicerchiamo di mantenere nei vini la matrice che deriva dall’uva in quanto non vogliamo che sappiano di legno. Riteniamo che i grandi vini si basino su tre pilastri: la capacità dell’enologo, la tecnologia di cantina, e il territorio” dove quest’ultimo non rientra in una valutazione di merito, ma unicamente di diversità. Affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi per cui vini si presentano, ancora con aspetto di gioventù, che però lascia intuire l’evoluzione.

 

Is Baus alla degustazione risulta più chiuso, più austero, con un impatto maggiormente tannico, balsamico con ricordi di mirto, mentre S’Alinu è più vibrante, maturo, diretto con ricordo di genziana, tabacco e una sfumatura minerale di grafite.

 

Nel corso del press lunch sono stati proposti altri due vini:
Lucean Le Stelle Vermentino di Sardegna Doc 2022 (foto 6); il vigneto dimora a 300 metri di altitudine in terreno sabbioso con il mare a circa 2 km di distanza che marca nella sapidità perché questa parcella più dialtre raccoglie le brezze marine. Dopo la raccolta ha luogo la pigiadiraspatura dei grappoli con macerazione di qualche ora a bassa temperatura, quindi il mosto fermenta in acciaio per 20 giorni. Il vino ottenuto riposa sulle fecce fini per oltre 3 mesi. La macerazione aiuta a valorizzare il profilo aromatico terpenico delle uve che si traduce in sentori primari che comprendono una componente agrumata in cui si riconosce il pompelmo; in bocca è fresco, piacevolmente salino, armonico;

 

Josto Miglior Cannonau di Sardegna Doc Riserva Jerzu 2019 (foto 7), dedicato al fondatore della cantina. Nasce dalle uve migliori dei conferitori ed è un rosso intenso, persistente con nuance speziate. Prodotto in acciaio e botte grande è definito da sentori fruttati di piccoli frutti rossi, macchia mediterranea, ed è morbido e delicatamente tannico.

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