19mag 2021
DEGUSTAZIONE CON IL PRODUTTORE: BIANCHI VIBRANTI, ROSSI NON PIGIATI, MONTELIO
Articolo di: Fabiano Guatteri

In un incontro su piattaforma zoom Giovanna Brazzola, settima generazione alla guida di Montelio insieme con la sorella Caterina,  e il figlio Edoardo Scanavino, enologo della stessa cantina, ci hanno presentato alcuni vini tra i più rappresentativi della Maison.

 

L’attuale complesso edilizio, non lontano da Salice Terme, nell’Oltrepò Pavese, in origine era una grangia, ossia l’azienda agricola di un monastero benedettino che aveva sede a Pavia. La grangia risale al XIII secolo e venne sottratta all’ordine monastico nel 1800 durante il periodo napoleonico. Il 17 fiorile 1803, ossia il 7 di maggio, l’azienda venne acquisita dall’attuale famiglia proprietaria. La storica data napoleonica dà ora nome allo Spumante Pinot Nero Metodo Martinotti Montelio. La superficie vitata della proprietà conta 27 ettari cui si aggiungono 50 ettari a campo. Chi diede impulso all’imbottigliamento dei vini a fine Ottocento fu Domenico Mazza che diede il via anche alla produzione del Metodo Classico, con denominazione Champagne.

 

Per comprendere la reputazione di questa etichetta basti dire che nel 1886 il principe Luigi di Savoia varò la nave Vesuvio con una bottiglia di Champagne Montelio. A partire dal 1917 la produzione spumantistica si perde. Produzione ora ripresa da Edoardo Scanavino, che rappresenta la generazione millennial, nonché ottava, insieme con la sorella Irene e i cugini Roberto che si occupa della gestione agraria dei vigneti e Arianna. Si tratta di un vino in divenire in quanto la prima sboccatura è prevista per fine anno o agli inizi del 2022. I vitigni attualmente allevati dalla Montelio per la produzione vinicola sono cortese, riesling renano, muller thurgau, chardonnay, malvasia, moscato fior d’arancio, croatina, barbera, uva rara, pinot nero nelle varietà per base spumante e per vinificazione in rosso, merlot e una uva della cascina, vitigno autoctono riscoperto recentemente.

 

I vini in degustazione sono Cortese, Balestruccio, entrambi annata 2019, Mane Barbera 2018 e Pinot Nero Riserva Costarsa 2017 (foto 1). I primi due vini, scalpitanti e freschi, hanno la tappatura a vite nonostante in Italia i pregiudizi in merito siano ancora presenti. Speriamo nel coraggio di sempre più aziende e nel cosmopolitismo e nella preparazione delle nuove generazioni per l'affermazione di questa pratica molto diffusa all'estero.

 

Cortese 2019 (foto 2)

 

Nasce dalle omonime uve di un vigneto messo a dimora nel 1960 in terreno prevalentemente calcareo, raccolte agli inizi di ottobre in cassetta per garantire l’integrità dei grappoli. Dopo la pressatura soffice il solo mosto fiore è fatto fermentare in acciaio, con lieviti selezionati. Il vino ottenuto non svolge la malolattica e l’affinamento, sempre in acciaio, avviene sur lie con regolari bâtonnage https://it.wikipedia.org/wiki/B%C3%A2tonnage che sono diradati con il procedere della maturazione; dopo circa 5-6 mesi l’affinamento prosegue in bottiglia per una durata di 3-4 mesi prima della commercializzazione.

 

Note gustative

 

Colore giallo paglierino.
Al naso cogliamo una nuance fugace di fiori bianchi che ci ricorda lo chardonnay, poi le caratteristiche del cortese emergono nella sua complessità con sentori di fiori gialli e di frutta a polpa bianca come la mela, l’abicocca oltre all’ananas.
In bocca si coglie una spiccata acidità che verticalizza il vino, sorso teso, vibrante, croccante che armonizza con il tenore alcolico con sfumature saline. Vino di grande bevibilità è molto pulente e rinfrescante.

 

Abbinamenti

 

La proprietà pulente, oltre a quella rinfrescante, ne fa un vino adatto ad accompagnare anche piatti grassi di salumeria e fritti. E’ un bianco da pesci saporiti oltre che salsati.

 

Balestruccio 2019 (foto 3)
Dal nome delle rondini che nidificano nell’azienda. Queste, oltre a essere voraci insettivore, quando emigrano in anticipo lanciano di fatto un avvertimento meteorologico sul possibile peggioramento del tempo in arrivo così da consigliare di anticipare la data della vendemmia. Prodotto con uve pinot nero e uva rara equamente rappresentate, in Balestruccio riconosciamo uno stile di vinificazione che ci ricorda quello dei rosé provenzali a partire dal colore.
Le uve sono vendemmiate separatamente: prima il pinot, sottoposto a leggera macerazione in pressa per circa un’ora, periodo che si prolunga per l’uva rara, poi per entrambi i mosti decantazione, fermentazione con lieviti selezionati, e maturazione del vino sur lie in vasche sino a primavera quando avviene l’assemblaggio per la presa di spuma in autoclave e dopo la spumantizzazione viene imbottigliato.
Da quest’anno sono state effettuate sperimentazioni prolungando la criomacerazione dell’uva rara, per estrarre maggiori componenti aromatiche, proprio perché, contrariamente al pinot, non cede colore in modo significativo.

 

Note gustative

 

Colore rosa chiaro.

Profumo: mentre nel cortese abbiamo colto l’immediatezza del profumo floreale, in Balestruccio è la frutta ad animare l’impatto olfattivo, piccoli frutti come la fragola, il ribes, la ciliegia.
In bocca è morbido senza rinunciare all’acidità, vivacizzato dalla carbonica con una piacevole nota salina. E’ un vino di grande bevibilità che invita al calice successivo.

 

Abbinamenti
Gradevole aperitivo da accompagnare a stuzzichini, è un vino tutto pasto per pranzi preferibilmente leggeri che possono comprendere piatti sia di pesce sia di carni delicate anche con salsa come il vitello tonnato. Vino primaverile ed estivo, ma gradito tutto l’anno, come suggerisce Giovanna Brazzola, ideale negli stessi mesi in cui si trattengono i barlestrucci. Se non si ha paura di offenderlo, da provare in un inedito Spritz.

 

Mane Barbera 2018 (foto 4)
Le uve barbera sono raccolte nella parte più alta di un vigneto messo a dimora nel 2005, su una cresta di terreno sciolto. Quando la pianta arriva a maturazione entra in leggero stress idrico così che l’acino si concentra e in fase di diraspatura il succo risulta più concentrato. La vendemmia avviene a fine settembre, primi ottobre, e si tende a raggiungere la maturazione polifenolica per smussare la l’acidità tagliente data dalla presenza rilevante dell’acido tartarico. Dopo la diraspatura gli acini interi vengono raccolti in vasche di cemento, dove sono inoculati di lieviti per dare inizio alla fermentazione-macerazione.
Per questa vendemmia è stata effettuata una macerazione prefermentativa a freddo per 2-3 giorni a 5-6 °C per favorire l’estrazione del colore e dei precursori aromatici; il mosto che si forma per smottamento della pompa nel riempire la vasca e per schiacciamento degli acini permette di effettuare una macerazione a freddo.
Si interrompe poi la refrigerazione e conseguentemente la temperatura risale. Si inoculano allora i lieviti per iniziare la fermentazione che dura almeno un paio di settimane poi si fanno rimontaggi delicati . Essendo gli acini integri (44:54) la fermentazione nella fase iniziale dura una quindicina di giorni, dopodiché la massa prosegue a fermentare lentamente: l’acino intero si rompe pian pano con continua produzione di carbonica e ciò permette di prolungare anche per un mese le macerazioni e anche le estrazioni. Per Barbera riserva o Merlot si raggiungono anche da 45 a 60 giorni di macerazione. A fine fermentazione partono le malattiche oppure si svolgono in primavera quando aumentao le temperature. Il vino prosegue la maturazione in cemento vetrificato sur lie.

 

Note gustative

 

Colore rosso rubino molto carico.
Al naso frutta estiva, prugna, ciliegia, piccoli frutti, matura e anche in composta, ricordi floreali, sentori balsamici.
In bocca è polposo, concentrato, con morbidezza non data da residuo zuccherino che è pari a zero, ma dall’uva matura e dai bâtonnage. Tannini morbidi, il sorso è molto scorrevole, fresco e nonostante la concentrazione è un vino molto bevibile, grazie all’equilibrio tra le componenti dove la percezione acida è data anche da ph molto basso, ossia 3,3.

 

Abbinamenti
Papardelle al sugo di lepre, carni in casseruola rosse o di selvaggina; anguilla alla brace.

 

 

Pinot Nero Riserva Costarsa 2017 (foto 5)
Pinot nero in purezza, prodotto con le uve della vigna Costarsa messa a dimora nel 1982, con resa di 1500 g di grappoli a pianta. La 2017 è stata un’annata difficile per la gelata di aprile e la grande siccità che si è protratta da maggio ai primi di settembre. Valutato l’andamento climatico la vendemmia è stata anticipata a fine agosto per non concentrare eccessivamente le uve. La vinificazione ha visto, come per la barbera, diraspatura senza pigiatura, macerazione prefermentativa a freddo di 3-5 giorni e una successiva macerazione di una quindicina di giorni, il vino è poi maturato in barrique dove ha svolto la malolattica. Questa, come spiega Edoardo Scanavino, se svolta in legno conferisce maggiore morbidezza al vino. La permanenza in barrique è di 14 mesi, in legni 35-50% nuovi, poi di secondo e terzo passaggio. Il vino sosta successivamente in cemento vetrificato per 4-5 mesi, e non è sottoposto ad alcuna filtrazione, ma solo illimpidito per decantazione naturale. L’affinamento prosegue in bottiglia per un anno.

 

Note gustative
Colore piuttosto carico e intenso rispetto a quello che ci si aspetta dai Pinot nero, con sfumature viola porpora.
Al naso si evidenzia la ricchezza aromatica, piccoli frutti accompagnano un nota balsamica, e di macchia mediterranea, con ricordi di aromatiche tra le quali il timo, oltre a sentori speziati. In bocca è pulito, secco, con zero zucchero residuo. E’ un vino elegante , leggermente boisé, ma senza che il legno si faccia invadente: piuttosto fa da sfondo alle caratteristiche fruttate dell’uva. E’ complesso, senza essere concentrato e la scorrevolezza del sorso trova giovamento nell’acidità. Piacevole nota sapida completa il quadro organolettico.

 

Abbinamenti
Primi piatti saporiti, carni arrosto, branzino in salsa al vino rosso.

Nella foto 6 Giovanna Brazzola ed Edoardo in un momento della degustazione.

 

Conclusioni
La cantina lavora nel totale rispetto dei processi di vinificazione in cui la delicatezza caratterizza l’intervento del cantiniere nelle varie fasi. Ciò che viene dal vigneto va solo valorizzato, e non modificato con forzature che portano a vini troppo costruiti e senza più legami territoriali. Qui le uve rosse sono solo diraspate per dare inizio a vinificazioni lente che permettono di ottenere vini complessi e morbidi nonostante siano senza residui zuccherini di sorta.

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