15set 2019
CANTINA DI CARPI E SORBARA: QUANDO IL LAMBRUSCO È MANTOVANO
Lambrusco Mantovano DOP 946 Corte del Poggio
Articolo di: Fabiano Guatteri

Il Lambrusco Mantovano. La Cantina di Carpi e Sorbara  nasce nel 2012 ma non appare dal nulla. Rappresenta, infatti, l’unione di due realtà storiche locali ossia la Cantina di Carpi, fondata nel 1902 e la Cantina di Sorbara, classe 1923. Dal 1902 a oggi la narrazione enologica ha visto il passaggio da pratiche esclusivamente manuale con ampi margini di errori e di aleatorietà, all’introduzione graduale di metodi di vinificazione e di tecnologie che hanno portato a perfezionare la vinificazione. Anche la viticoltura a sua volta si è evoluta limitando le rese e effettuando vendemmie più mirate in base a una più precisa valutazione del grado zuccherino raggiunto dalle uve.

 

I soci produttori della Cantina di Carpi e Sorbara sono 1200, 2000 gli ettari vitati che si estendono parte nelle province di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna. Da qui nascono vini Lambrusco diversamente declinati, uno per ogni occsione, oltre al bianco Pignoletto. I Lambrusco prodotti sono Sorbara, Salamino, Maestri, Marani, Viadanese. Un altro rosso prodotto è Rossissimo da uva ancellotta. 

 

La Cantina di Carpi e Sorbara produce tre linee di vino, premiati, stile e lambrusco superior.

Quest’ultima si compone di tre vini, il Sorbara, il Santa Croce e il Mantovano.

 

Il Lambrusco Mantovano DOP  946 Corte del Poggio ci ha sorpreso per il sapore decisamente secco. 

Prodotto in provincia di Mantova a sud del PO con uve Grappello Ruberti, il ciclo produttivo prevede la pigia-diraspatura e la macerazione del mosto sulle bucce; la massa è quindi trasferita nelle presse pneumatiche per ottenere il mosto di pressatura. Segue la chiarificazione e una lunga fermentazione alcolica a temperatura controllata, con lieviti selezionati. Infine ha luogo la rifermentazione per la presa di spuma. 

 

Nel calice il vino presenta colore rosso rubino carico, quasi impenetrabile, che vira al violaceo. La spuma viola chiara è esuberante, persistente, cremosa, piacevolmente frusciante.

 

Al naso sembra di sentire i profumi della cantina durante la svinatura, ed è un’esultanza di profumi fruttati, piccoli frutti come la mora, il mirtillo nero, il prugnolo, quindi ricordi floreali di viola.

 

In bocca ha un attacco appena morbido per rivelarsi subito dopo decisamente secco senza mediazioni, pulito, armonico, con tannini sottili e levigati, fresco, con fondo quasi amaricante e lunga persistenza.

 

Temperatura di servizio: 12 °C

 

Abbinamenti: cappelli di porcino fritti

 

Nota emozionale: mosto che bolle

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