17ott 2019
RIBOTTA VIGNA DU BERTIN CARLOFORTE, LA STORIA DI UNA TERRA
Articolo di: Stefania Turato

E’ quasi mezzogiorno, il terreno pietroso e argilloso è stato preparato per la vigna con un lavoro faticoso per la quantità di massi mischiati superficialmente e in profondità.
Ora la vigna pettinata, figura come una lieve onda rivolta verso il mare con un dislivello di alcuni metri che raccoglie le brezze marine.
Lo sguardo poggia anche verso la laguna dove i fenicotteri rosa, stupendi, raccolgono i raggi del sole, a ovest.
Alle nostre spalle un nord che ha il mare ancora all’orizzonte. Si, si tratta di un’isola.

L’isola di Carloforte è il luogo in cui incontriamo Giovanni per una degustazione.

 

La serata di lettura in centro al paese raccoglie la gente nella piazza.
Ci viene offerto un calice di Vermentino, annata 2016. Al primo sorso, spalanchiamo gli occhi, pure le papille si aprono.
Polposo, fresco, morbido, quel calice ci fa avvicinare al ragazzo che versa il vino come se stesse confidando un segreto.

 

Ci accordiamo per la visita in vigna per i giorni seguenti.

 

Località Valacca. Ecco dove abbiamo visto il paesaggio descritto sopra.

 

Sediamo a un tavolo che affaccia sulla vigna, una vecchia bici appoggiata al muro del perimetro di una cantina della casa di campagna.
Quella bici ci dice che qualcuno amava questo luogo. La campagna di Bartolomeo (il proprietario precedente del vigneto) ovvero, la Vigna du Bertin, “vigna” sta per “la campagna”, qui a Carloforte si dice così.

 

Pochi ettari di vigneto sull’isola, Carloforte è un’isola di Liguri, di Pegli, una storia interessante, di invasioni, di migrazioni pure, per conoscerla cliccare qui

 

Liguri e cercatori di corallo in Tunisia. Se chiedeste al pescivendolo dietro la piazza dove si tiene il mercato, racconterebbe ancora vivida la storia degli abitanti dell’isola. Il linguaggio ligure di Pegli, diventa un dialetto: il tabarchino, per il periodo in cui i Liguri si son stabiliti a Tabarka (Tunisia) per il corallo.

 

A Carloforte si pesca e si mangia soprattutto pesce, tonno a maggio e a giugno.

Ed è proprio con il pesce che abbineremmo il vino di Vigna du Bertin, Ribotta.

Il vento salso è un fattore climatico determinante sia come agente geomorfologico, sia come fattore condizionante per la coltivazione della vite nella zona geografica delimitata.


La verticale dal 2018 al 2016, del Vermentino di Sardegna doc Ribotta.

Il nome Ribotta deriva dal dialetto genovese e significa “Festa tra amici con canti e bevute“ e ne rileva tutta l’impronta olfattiva netta.


Ribotta 2018
Già verso l’oro il colore del vino che offre buona mineralità, profumo di limone e pietra focaia
Non è stata un’annata facile. E’ un vino pronto

 

Ribotta 2017
Ancora verdi i riflessi, indicano al naso note di silice che accompagnano sfumature affumicate, di erbe mediterranee che arrivano dopo che il vino è stato un poco di più nel bicchiere. Un finale amarognolo piacevole.
Un’annata caratterizzata da siccità. Bottiglie dell’annata non più disponibili.

 

Ribotta 2016
Il colore dorato. 
Il profumo di idrocarburi inebria e la bocca è dolce, ricca, morbida.
Affusolato, ricorda un vino della Loira, Pouilly-Fumé
Un pesce grasso, tonno, ventresca, un mosciame (filetto di pesce essiccato), dei formaggi di capra freschi, lo possiamo immaginare in abbinamento.

Il vino sarà premiato a Golosaria, nella lista dei 100 migliori, a Milano a fine ottobre.

 

Vigna du Bertin produce anche il Carignano del Sulcis.
Ci troviamo sempre in Località Valacca

Il vino prende il nome di Mandediu (mano di dio nella lingua carlofortina)

L'isola di San Pietro è preminentemente collinare, con un paesaggio caratterizzato da vulcaniti acide (ignimbriti).

2015 riserva è un’ottima rappresentazione del vitigno Carignano.

Bevuto alla francese (15°C, 16°C per la temperatura di servizio)

Risulta un vino con colori rosso rubino impenetrabili fissati dal passaggio in legno grande di Slavonia per 12 mesi.
Prugna, spezia dolce e una nota balsamica offrono una beva interessante.

 

Così anche il 2017 che fa solo acciaio, meno strutturato e di beva quotidiana. Bell’abbinamento con la ventresca di tonno.

Salutiamo, bagnati da qualche goccia di pioggia, rara.
Ci fa sentire il profumo, l’odore di pietra asciutta che si sprigiona con il contatto con l’acqua.

 

Il profumo PIETRICORE (dal greco, macigno e linfa, licore).
Sembra l’essenza che trasuda da alcune piante durante periodi di siccità, assorbito da terra e pietre e che viene rilasciata al contatto con la pioggia. La geosmina assieme, produce questo caratteristico profumo nell’aria.

 

Abbiamo chiesto di farci sapere la Storia di Vendemmia 2019, in attesa delle prossime bottiglie disponibili.
Nell'Isola di San Pietro, nella Vigna du Bertin, la vendemmia 2019 è stata molto molto positiva, nonostante le forti raffiche di maestrale primaverili.
Molti colleghi viticoltori della Sardegna han risentito dei forti venti.

 

Sull’Isola di San Pietro, per fortuna, non hanno contato troppi danni, per la favorevole posizione dei vigneti che, esposti a Sud-Est, riparati dal vento di maestrale.

 

L'estate tuttavia è stata molto calda, caratterizzata invece, da vento di Scirocco.
Senza particolari eventi piovosi come nel 2018, il Vermentino è stato vendemmiato, rigorosamente a mano, l'8 settembre, con una resa ottimale delle uve, le quali sono giunte a un grado di maturazione eccellente.

 

Sant’Antioco e Isola di San Pietro, isole elettive altresì per il vitigno Carignano. Ricordiamo quanto il vitigno sia riconosciuto a livello internazionale, grazie al grande lavoro dell’enologo Giacomo Tachis.

 

Per il Carignano di Vigna du Bertin la vendemmia è stata possibile il 30 settembre, appena in tempo scampando le piogge autunnali raccogliendo l’uva alla maturazione perfetta.
Non si è utilizzata gran che l’irrigazione di soccorso viste le condizioni perfette per il vino di Vigna du Bertin.

 

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