08gen 2023
PLANETA E L’ENOLOGIA SICILIANA ODIERNA – LA DEGUSTAZIONE (2/2)
Articolo di: Fabiano Guatteri

Abbiamo dedicato la prima parte dell’articolo al rinascimento enologico siciliano e al ruolo sostanziale svolto in esso famiglia dalla Planeta e in particolare da Diego Planeta (per leggerlo cliccare qui).


Si è tenuto un press lunch organizzato dall’agenzia di comunicazione Inedita  presso il ristorante Uovodiseppia Milano  dove Francesca, Alessio e Santi Planeta (in quest'ordine della foto 2), dell’azienda siciliana Planeta  dopo aver delineato le tappe salienti dell’evoluzione enologica siciliana e del ruolo svolto in merito dalla loro famiglia, di cui abbiamo scritto qui, hanno presentato una collezione di etichette di vini prodotti in varie località dell’isola.

 

La scelta della location non è stata casuale in quanto si tratta di un ristorante dove la cucina siciliana è di casa, gestito da dallo chef bistellato Pino Cuttaia, siciliano doc che, per l’occasione, insieme ad Angelo Pumilia, anch’egli siciliano, chef del La Foresteria  il ristorante della Foresteria di Planeta Estate.  ha elaborato un menu ad hoc per accompagnare i vini in degustazione.

 

L’azienda, come ha spiegato Santi Planeta, è una realtà costituita da 7 cantine distribuite in 5 territori diversi, con un vigneto di 387 ettari per un totale di circa 30 vini, pari a 2 milioni e 400 mila bottiglie prodotte annualmente con lieve prevalenza dei vini rossi; il 55% della produzione totale è distribuita all’estero in 84 paesi, e del rimante 45% destinato all’ Italia il 10% è riservata alla GDO, dovdove sono indirizzati i vini della linea La Segreta, le etichette di ingresso della casa.
I territori di produzione sono stai scelti perché vocati alla viticoltura e pertanto sono parte integrante del progetto aziendale mirato a valorizzare le eccellenze enologiche siciliane.


I vini in degustazione

 

Vi presentiamo i vini corredati da sintetiche note gustative. Gli abbinamenti riportati si riferiscono ai piatti del menu degustazione elaborato dai due chef.


Serra Ferdinandea
“Qualche anno fa” spiega Alessio Planeta “abbiamo pensato di trovare investitori che venissero in Sicilia, persone che credessero al nostro lavoro. Abbiamo così incontrato gli Oddo, una famigliai francese proprietaria di più aziende intenzionata a investire nell’isola”. Insieme fondano Serra Ferdinandea, un’azienda su un rilievo che guarda da un lato l’entroterra siciliano e dall’altro il mare, di fronte all’isola Ferdinandea, emersa nel 1931, ossia la cima del vulcano Empedocle. Si è creata quindi una fattoria con 50 ettari di bosco, 10 ettari destinati alla produzione di grani antichi, di fichi bianchi, di miele, e 17 ettari a vigneto dove sono messi a dimora a conduzione biodinamica uve grillo, sauvignon blanc, syrah e nero d’Avola. La cantina di vinificazione si trova vicino a Menfi, mentre nel centro della proprietà nascerà in primavera una struttura con sala degustazione. Qui sono prodotti un rosso e un rosé da un blend di nero d’avola e syrah e un bianco da uve grillo e sauvignon, ossia con vitigni italiani e francesi. Dei tre è stato proposto in degustazione il rosé.

 

Serra Fernandea Sicilia DOC (foto 3)
E’ prodotto con prevalenza di uve nero d’Avola, completate da syrah nella misura del 30%, vinificate separatamente. Dopo la raccolta sono subito refrigerate, diraspate e poste in pressa dove macerano il tempo necessario per comunicare al mosto un tenue colore rosato. La sola fase liquida è dapprima lasciata decantare a temperatura controllata, quindi è travasata in vasche di acciaio dove ha avuto luogo la fermentazione. Il vino ottenuto è travasato e lasciato sur lie sino a gennaio quando le partite sono assemblate e affinate in bottiglia.

 

Note gustative
Colore buccia di cipolla ramata.
Al naso ricordi floreali di viola, di rosa e note marcate di fragola di bosco, quindi di melone bianco.
In bocca si evidenziano la freschezza vibrante e le note fruttate e floreali già avvertite in fase olfattiva.

 

Abbinamento
Tiepido di mare di Pino Cuttaia (foto 4)

 

 

 

Menfi


Qualcuno ha paragonato la zona di Menfi a Bolgheri e Francesca Planeta condivide e sottolinea “l’immaginario della Sicilia è collegato all’entroterra bruciato, ma non tiene conto delle notevoli diversità territoriali e con queste della ricca biodiversità”. Spiega quindi che Menfi è una terra fresca, ventilata grazie alla presenza del mare e di un lago nell’entroterra con vigneti che salgono in altitudine. Qui sono prodotti i due vini  Didacus, dedicati a Diego Planeta (uomo che svolse un ruolo fondamentale sia per l'evoluzione della enologia suciliana sia per l'azienda di cui abbiamo parlato nella prima partre dell'articolo),  mutuando il nome con cui il padre  lo chiamava.

 

Didacus Chardonnay 2020 Menfi DOC (foto 5)

Nasce da un vigneto di 4 ettari messo a dimora nel 1985, ma è solo nel 2014 che dalle viti migliori nasce questo vino.
È prodotto unicamente con uve chardonnay raccolte in piccole cassette, quindi refrigerate e selezionate al tavolo di cernita. Le uve sono poi caricate in pressa pneumatica e lasciate macerare per 3-4 ore a 9 °C. Il solo mosto, dopo la decantazione statica, fermenta in barrique prevalentemente nuove, dove vi permane per 6 mesi con bâtonnage.  Il vino svolge una fermentazione malolattica parziale. La permanenza complessiva della massa in barrique è di 11 mesi; segue l’affinamento in bottiglia.

 

Note gustative
Colore giallo paglierino tendente al dorato
Profumo fruttato con ricordi di pesca, di mango, ricordi agrumati e di frutti secchi, cui si uniscono note burrose, speziate e tostate.
In bocca la dolcezza glicerica introduce il sorso che si rivela corposo, profondo, con nuance saline ed elegante complessità.

 

Abbinamento
Pasta con le sarde di Pino Cuttaia (foto 6)
Croccante di spatola, cipolla agrodolce e pickles di Angelo Pumilia (foto 7)

 

Didacus Cabernet Franc 2018 Menfi DOC (foto 8)

Da uve cabernet franc messe a dimora nel 2000 a 400 metri di altitudine in suolo calcareo e con presenza di fossili, e ciò permette una maturazione completa capace di mantenere freschezza ed eleganza; prima vendemmia 2018. Le uve raccolte in piccole cassette sono refrigerate in cella frigorifera per 16-24 ore a 10-12 °C. Sono poi sottoposte a due cernite, una a grappolo intero, la seconda a uva diraspata. Dopo la pigiatura la massa viene divisa in tre parti e fatta fermentare rispettivamente in tonneau, in barrique e in acciaio con successivo elevamento in legno. La fermentazione malolattica è svota in barrique. Le barrique sono svuotate dopo 21 mesi dal riempimento. Segue l’affinamento in bottiglia.

 

Note gustative
Nel calice riflette colore rosso rubino con sfumature granate.
Al naso si riconoscono sentori fruttati, in particolare di frutta estiva come prugna, ciliegia, cui si uniscono note vegetali, ricordi di macchia mediterranea.
In bocca si rivela un’inaspettata finezza pur essendo corposo, dotato di salda struttura. Decisamente armonico l’equilibrio acidità-trama tannica- alcolicità. Il vino coniuga concentrazione e bevibilità, così da risultare intensamente piacevole. Lunga la persistenza.

 

Abbinamento
Cappello del prete, estratto di collagene, ortaggi in salamoia di Angelo Pumilia (foto 9)

 

 

 

 

Santa Cecilia 2011 Noto DOC (foto 10)
Uve nero d’Avola in purezza allevate a Noto, all’estremità meridionale della Sicilia; dopo la raccolta sono pigia diraspate, quindi lasciate macerare 21 giorni sulle bucce. Il vino ottenuto svolge la fermentazione malolattica in acciaio, successivamente è elevato in barrique di secondo e terzo passaggio per 14 mesi. Affina in bottiglia.

 

Note gustative
Colore rosso rubino che vira al porpora con riflessi violacei.
Il profumo è intenso con molto caratterizzanti sentori di carrube e di agrumi propri del territorio, cui si uniscono note fruttate di prugna, di mirtillo e balsamiche.
In bocca è pieno, caldo suadente, con trama tannica ben intessuta e freschezza che allunga il sorso. Nuance minerali di grafite completano il quadro aromatico di questo vino guerriero, ma elegante e di notevole persistenza.

 

Abbinamento
Formaggi Fiore sicano e Tuma persa

 


Castello di Solicchiata

 

Castello Solicchiata è un progetto unico nel suo genere, ideato a metà dell’Ottocento dagli Spitaleri di Muglia, famiglia di nobile di antico lignaggio
Nel 1855, il barone Felice Spitaleri, il più giovane senatore del Regno d’Italia, decide di costruire sule pendici dell’Etna uno chateau sul modello francese affidando la conduzione enologica dell’impianto allo stesso fondatore dell’orto botanico di Catania, mentre la progettazione architettonica dei necessari terrazzamenti viene svolta da Andrea Scala, che si ispira ai palchi dei teatri all’italiana per disegnare gli oltre 300 ettari di terrazzamenti vitati.
Il vino di Solicchiata vince il primo premio all’Esposizione di Londra nel 1888, il Grande Diploma d’Onore e Medaglia d’Oro a Palermo nel 1889, Vienna 1890, Berlino 1892, Bruxelles 1893, Milano 1894 e rappresenta la prima fornitura ufficiale della Real Casa d’Italia, rimanendo il vino italiano più premiato ai concorsi internazionali e universali del XIX secolo. Nello scorso ottobre Planeta firma uno accordo con la famiglia Spitaleri e assume la gestione dell’intera produzione del Castello Solicchiata.
Solicchiata è probabilmente il più grande vigneto al mondo ad alberello terrazzato, impiantato per il 70% a cabernet franc, 10% merlot, 10% cabernet sauvignon
e il restante a varietà bordolesi minori.

 

Castello di Solicchiata 2014 Terre Siciliane IGT (foto 11)
Nasce da un taglio bordolese, con uve presenti nella tenuta da 150 anni; la resa è bassissima, ossia non supera 200 g per pianta. Le uve cabernet franc, completate da cabernet sauvignon e merlot, sono allevate a 800 metri di altitudine radicate in terreno lavico. La vinificazione ha luogo in tini di legno; il vino ottenuto è elevato due anni in botti di rovere francese quindi affina da 4 a 5 anni in bottiglia.

 

Note gustative
Colore rosso rubino con nuance granate.
Al naso ricordi di prugna molto matura, prugna in confettura, frutta sotto spirito, cui si unisce una nitida nota balsamica, con ricordi di macchia mediterranea.
Il sapore è pieno, potente, sontuoso, e si apre a ventaglio rivelandosi di grande complessità, nonché piacevolmente vellutato grazie ai tannini levigati, alla sapidità e alla freschezza.

 

Abbinamento
Formaggi Fiore sicano e Tuma persa

 

 

 


Passito di Noto 2020 DOC (foto 12)
Prodotto unicamente con uve moscato di Noto messe ad appassire per 5 settimane in cella a temperatura e umidità controllate, sino ad arrivare a un calo di peso del 42%. Seguono la cernita dei grappoli in cantina e il passaggio in pressa. Il mosto così ottenuto è mantenuto a 6 °C
in stabulazione con le fecce totali, per 15 giorni. Al termine, si svolge la fermentazione del mosto limpido, che dopo 45 giorni raggiunge l'equilibrio zuccheri/alcol ideale; è quindi bloccata l'attività fermentativa e dopo alcuni mesi il vino è imbottigliato.
Note gustative
Colore dorato.
Al naso è intenso, denso, e libera un tripudio di profumi fruttati che comprende l’albicocca fresca e disidratata, la nespola, il mango, la pesca, note agrumate e floreali.
In bocca è vellutato, dolce, con ricordi di miele, di frutta matura e con una piacevole vena di freschezza che equilibra la componente zuccherina; sapidità e lunga persistenza concludono il sorso.
Abbinamento
Cornucopia di cialda di cannolo e ricotta di Passalacqua di Pino Cuttaia


Serra Fernandea e Castello di Solicchiata sono parte integrante di Ab Insula il progetto Planeta “che” come spiega Alessio Planeta “raccoglie – e raccoglierà - le eccellenze più distintive dell’isola dalla cantina selezionate, valorizzate e promosse per essere portate a conoscenza di tutti“.

 


Conclusione
L’esperienza di questa degustazione ben contestualizzata dalla narrazione dell’enologia siciliana odierna, ha sottolineato le eccellenze dell’isola ad ampio spettro. Vini da vitigni autoctoni e alloctoni si alternano così da mostrare la loro espressività territoriale. Vini impattanti, mai scontati, ciascuno rivela una storia appassionante, capace di raccontare il proprio luogo, il suo terreno, che comanda i vitigno. Ciò vale anche per Castello di Solicchiata, vino di taglio internazionale, ma prima di tutto e prepotentemente etneo.

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