10ago 2017
LA TUSCIA DEL VINO E IL GRECHETTO, BIANCO CHE POCHI CONOSCONO

Paesaggio lunare, calanchi dalle mille forme e pieghe quasi indomabili, che non si lasciano fotografare tanto etereo il paesaggio, nessuna forma vivente riesce a dominarli se non le aree boschive che da secoli li circondano. La Tuscia è un territorio particolare, misterioso, dai mille volti, difficilmente gestibile, se non ci vai e lo vivi non lo capisci. Un fazzoletto triangolare che tocca tre regioni del centro Italia, Lazio, Toscana e Umbria. Tre sinergie che sfiorandosi scatenano cosa di migliore un territorio può offrire. La Tuscia è forte per questo, per la valle del Tevere che assieme ai detriti antichi porta fertilità alla già complessa struttura dei terreni vulcanici che occupano la vasta depressione vulcano-tettonica insistente sul lago di Bolsena, dai terreni vulcanici derivanti dall’attività dei Monti Vulsini e più a meridione dai grandi complessi vulcanici pleistocenici della Provincia Romana. Da qui si può immaginare cosa riesca a offrire un’area così preziosa morfologicamente di natura sedimentaria più morbida o rocciosa a seconda dei versanti interessati, dalla presenza di antiche colate laviche, conglomerati, caldere, argille, marne e sabbie. Esiste un Re Principe che domina rigoglioso e antico originario dalla Magna Grecia, il Grechetto. Giallo oro per acini cilindrici di medie dimensioni, compatti a buccia sottile, da grappoli generalmente alati e di medie dimensioni. I due cloni coprono le vallate della regione Tuscia e del centro Italia, G5 e 109, indistintamente vinificati per conferire vino a bacca bianca con denominazione Tuscia DOC Grechetto in tutta la provincia di Viterbo, IGT e IGP Lazio in tutto il Lazio, IGT Civitella D’Agliano solamente in quell’area. Lo troviamo anche in uvaggi assieme al Procanico come per lo splendido Orvieto DOC dal quale si produce anche la spettacolare Muffa Nobile. A Civitella D’Agliano ogni anno a fine Luglio si svolge la manifestazione Nelle Terre del Grechetto che promuove il vitigno autoctono, molteplici espressioni dominano le due serate, circa cinquanta cantine per questa ultima edizione, percorsi di degustazione liberi e guidati. Due i laboratori didattici organizzati da Carlo Zucchetti www.carlozucchetti.it presenziati in questa ultima edizione da Fabio Turchetti giornalista di enogastronomia de Il Messaggero e Stefano Ronconi giornalista enogastronomico e redattore della guida dell’Espresso. Ultima e apprezzatissima la Verticale di una nota Azienda di Civitella che fin dai tempi passati ha creduto e ancora oggi fa da capofila alla promozione di questa bacca bianca, degustate le annate 2010-2009-2006-1996. I nomi locali con cui viene chiamato il Grechetto c’erano tutti, Grechetto, Pignoletto, Pulcinculo, Strozzavolpe, Grechetto Nostrale, Greco Spolentino, Greco bianco di Perugia, Pulce, Pizzinculo, Greco, Occhietto, Montanarino Bianco, Grechello, Pistillo, Grechetto di Todi, Greco Gentile, Montanaro, Uva di San Martino… Il Grechetto ha stupito e sbalordito gli ospiti presenti arrivati dalle zone circostanti ma anche da fuori regione, un susseguirsi di emozioni vere caratterizzate da ogni espressione per zona e sottozona, si è visto quanto difficile sia la coltura di questo vitigno, i tempi di vinificazione se sbagliati rendono un prodotto finale non conforme alla sue caratteristiche primarie. Si è visto inoltre quanto sia interessante la sua longevità e quanto soprattutto riesca a regalare in freschezza e attendibilità.  Un Bianco che pochi conoscono e valutano per come si dovrebbe, troppa poca cultura nel mondo del vino penalizza espressioni che vanno premiate e sostenute. 

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