19mag 2020
20 MAGGIO 2020 GIORNATA MONDIALE DELLE API
Articolo di: Michele Pizzillo

Albert Einstein disse che “Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero solo quattro anni di vita”. E se il genio avesse ragione? E, comunque, ha fatto bene Rigoni di Asiago, azienda leader nel settore della produzione alimentare biologica, ha ricordare questa profezia di Einstein, unitamente a informarci che il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api, proclamata dall’Onu come monito per proteggere l’insetto che rappresenta il futuro del cibo, ma in pericolo perchè pesticidi, acaricidi e nuovi parassiti costituiscono una minaccia inflessibile nei confronti di questi straordinari insetti, nonché un pericolo per la campagna e per l’agricoltura di tutto il mondo, visto che la popolazione delle api e degli impollinatori si è ridotta di oltre il 30%. Il 78% delle specie di fiori selvatici e l’84% delle specie coltivate nell’Unione Europea, infatti, dipende dagli insetti impollinatori, principalmente dalle api. Ma il declino delle loro popolazioni è costante: “solo in Italia negli ultimi cinque anni abbiamo perso 200mila alveari - dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, l’associazione che ha ideato e coordina la campagna Cambia la Terra - e, quindi, è necessario una modifica del modello agricolo, scegliendo l’agroecologia di cui biologico e biodinamico sono gli esempi concreti più diffusi. Le api sono vere e proprie sentinelle dell’inquinamento ambientale: se le salviamo, salviamo anche la salute dei cittadini e di chi lavora la terra”.

 

“E’ rischio certo, perché sono molti i cibi che potremmo non trovare più sulle nostre tavole. L’allarme per questa moria senza fine è ormai giunto a livelli mondiali”, per questo, dicono alla Rigoni di Asiago, prendiamo parte con entusiasmo a questa particolare giornata che ha l’obiettivo di creare quella coscienza collettiva che permetta di sensibilizzare aziende e produttori.

 

E, lo evidenzia un’azienda come Rigoni che il miele (Mielbio, in tre tipologie: castagno, acacia, miele del bosco) rappresenta una piccola fetta del giro d’affari della proposta alimentare fatta prevalentemente di confettura di frutta coltivata secondo i sistemi dell’agricoltura biologica. Però, fanno sapere da Asiago – quartier generale dell’azienda, che qualche anno fa ha aperto anche un bel locale a Milano (Naturalmente a Milano Rigoni di Asiago, via Buonarroti 15) – che la loro produzione di miele viene da lontano, da un secolo fa, quando nonna Elisa Rigoni, nel 1921, portò ad Asiago da Varese, dove era sfollata, 6 alveari, una sorta di “dono prezioso” per figli e nipoti. Il suo amore e, soprattutto, il suo rispetto per la natura e l’ambiente le avevano suggerito quello che gli uomini oggi stanno dimenticando, che le api non producono solo miele ma fanno rifiorire, anno dopo anno, fiori e frutti, producendo biodiversità ed equilibrio naturale.

 

Oggi, nonna Elisa può essere fiera dei suoi eredi, che oltre a sposare il suo progetto e la sua idea che la terra e suoi doni sono importanti e vanno protetti, producono miele e partecipano a tutte le iniziative finalizzate a tutelare la biodiversità. Tant’è vero che il miele Mielbio che produce, è un esempio di purezza, di bontà e di sostenibilità ambientale. Questo suo modo di operare ha portato l’Azienda veneta a scelte importanti, come l’adesione al progetto “Bee my Future” di LifeGate e alle sue arnie “in città”. Ma, anche, diventando promotrice della campagna “Cambia la Terra”, promossa da Federbio per sensibilizzare i produttori ad abbandonare l’uso di pesticidi e di fertilizzanti di sintesi sui campi. Ma non solo. “Cambia la Terra” è un canale di confronto sempre aperto per chi vuole saperne sempre di più, per scuotere le convinzioni di cittadini che non vogliono più subire passivamente un sistema produttivo a scapito della loro salute.

 

L’invito di Rigoni di Asiago è quello che il “20 maggio dedichiamo un pensiero forte a questo nostro povero pianeta. E alle api. Soprattutto pensiamo alla profezia di Einstein. Ricordandosi, magari, uno splendido piatto come “il nido dell’ape”  (1 cuffia di trippa detta anche nido d'ape, 3 lime, 2 cucchiaini di zeste di lime, 500 g di fondo di carne, odori 100 g di mirepoix classico - sedano, carota, cipolla -, 120 g di purea di patate, 2 mazzetti di coriandolo fresco e 12 foglioline per la decorazione, 1 mazzo di spinacino, 1 cucchiaio di chili paste, purea di frutti di bosco - 75% mirtilli, 25% lamponi -, 1 cucchiaio di mandorle tostate e sbriciolate, 4 cucchiai di idromele al limone, odori misti - alloro, bacche di ginepro, pepe nero, olio extravergine di oliva, sale) creato dalla chef Cristina Bowerman, chef dello stellato Glass di Roma per Identità Golose, che è stata fra i primi a lanciare l’allarme degli alveari che si spopolano e proporre il progetto di alveari in città.

 

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